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Certificare il Fattore Umano Mirco Turco

Che cos’è il Benessere Organizzativo

Che cos’è il Benessere Organizzativo.

Il benessere organizzativo si riferisce alla capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il più alto grado di benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori in ogni tipo di occupazione[1]. Il benessere organizzativo è anche l’insieme dei nuclei culturali dei processi e delle pratiche organizzative che animano la dinamica della convivenza nei contesti di lavoro promuovendo, mantenendo e migliorando la qualità della vita e il grado di benessere fisico, psicologico e sociale delle comunità di lavoratori[2].

Oggi, attraverso l’acquisizione delle diverse norme e direttive, anche in seno all’Unione Europea, il tema è particolarmente sentito nell’ambito lavorativo ed organizzativo, soprattutto in riferimento allo stress e alla sua valutazione (Obbligo di Valutazione Stress Lavoro Correlato).

Oltre lo Stress.

Come già si evince, il concetto di Benessere va oltre lo stress ed occorre, in modo pragmatico, allargare i campi di intervento. Un passaggio obbligato, quindi, riguarda anche gli aspetti culturali di un’organizzazione, sia privata che pubblica. Riteniamo, dunque, che oggi si debba necessariamente passare da una “semplice” Prevenzione dei Rischi, ad un concetto avanzato ed innovativo di Antistress, sino a quello propriamente detto di Wellbeing Culture.

 Indicatori di benessere organizzativo:

  • Soddisfazione per l’organizzazione
  • Voglia di impegnarsi
  • Sensazione di far parte di un team
  • Desiderio di andare al lavoro
  • Elevato coinvolgimento
  • Speranza di poter cambiare le condizioni negative attuali
  • Percezione di successo dell’organizzazione
  • Percezione di equilibrio tra vita lavorativa e vita privata
  • Soddisfazione per relazioni interpersonali sul lavoro
  • Apprezzamento per i valori espressi dall’organizzazione
  • Fiducia e stima nel management

Indicatori di malessere organizzativo:

  • Insofferenza nell’andare al lavoro
  • Assenteismo
  • Disinteresse per il lavoro
  • Desiderio di cambiare il lavoro
  • Alto livello di pettegolezzo
  • Risentimento verso l’organizzazione
  • Aggressività inabituale e nervosismo
  • Disturbi psicosomatici
  • Sentimento di inutilità
  • Sentimento di irrilevanza
  • Senso di disconoscimento (non apprezzamento)
  • Lentezza nella performance
  • Confusione organizzativa in termini di ruoli, compiti, ecc.
  • Venire meno della propositività a livello cognitivo
  • Aderenza formale alle regole e anaffettività lavorativa

 

 

[1] Avallone F., 2003, in F. Avallone e M. Bonaretti 2003, pag. 24.

[2] Avallone 2003, in F.Avallone e M. Bonaretti, a cura di, 2003, p.42; Avallone e Paplomatas 2005, p.65.

 

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Sindrome del colon irritabile e Ipnosi

La Sindrome del Colon Irritabile è una problematica caratterizzato da ipersensibilità dell’intestino crasso che comporta l’alternarsi fastidioso di stitichezza e scariche diarroiche, accompagnate da dolori addominali.

I sintomi arrivano quasi in modo imprevedibile e interferiscono con la vita quotidiana. Prendere un mezzo pubblico, salire in aereo, fare una fila, diventano situazioni preoccupanti e ansiogene, tanto da far aumentare le condotte di evitamento ed ansia sociale. Frustrazione e depressione possono scaturire da tale problematica, oltre ad un  costante vissuto di imbarazzo.

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Come ormai comprovato da molti studi e dalla stessa psicosomatica, esistono diversi collegamenti tra cervello e intestino. Inoltre,  l’intestino contiene molti neurotrasmettitori simili a quelli cerebrali, assolvendo   anche a funzioni di elaborazione. Sappiamo  che i due organi sono in intimo contatto tra loro,  permettendo così  un’elaborazione di ciò che ci accade e di ciò che viviamo  ad un livello “alto” e uno “basso”.

 

La sindrome del colon irritabile è molto diffusa ed è al contempo, sottovalutata. Sembra che in Italia ne soffra almeno il 18% della popolazione, con una prevalenza tra le donne.
Colpisce soprattutto persone che operano in contesti stressanti o persone che vogliono fare a tutti i costi carriera o che si obbligano a raggiungere standard elevati, tanto che negli USA viene anche chiamata “career woman’s disease” o malattia delle donne in carriera!

Se da un lato la sindrome del colon irritabile è considerata di natura funzionale, dall’altro lato, non sembra ci siano cause organiche  dimostrabili. Essa tende a peggiorare se non affrontata da uno specialista, soprattutto perché comporta disagi psicologici aggiuntivi e a causa dei diffusissimi rimedi “fai da te”!

Nonostante importanti connessioni tra fattori fisiologici e sociali, le cause della sindrome sono però soprattutto psicologiche:

  • Perfezionismo.
  • Conflitto di ruolo, ovvero il modo di rapportarsi al mondo.
  • Tendenza ad auto colpevolizzarsi.
  • Tendenza ad assumersi la responsabilità di qualsiasi evento negativo.
  • Elevati livelli di autocondanna.
  • Autozittirsi, assecondando le altrui esigenze.
  • Sottovalutazione di se stessi.
  • Autoefficacia labile.
  • Evitamento del conflitto.
  • Sviluppo di un  falso sé, per soddisfare le richieste sociali.

Dove Mirco Turco

Rompere lo schema  cognitivo e comportamentale è al pari molto importante per affrontare e gestire la problematica. La persone con sindrome del colon irritabile, sovente, pone un’attenzione selettiva alle sensazioni del corpo ed effettua, successivamente,   un’interpretazione catastrofica di esse. Qualsiasi sensazione viscerale viene rapportata così al problema intestinale e  cominciano ad innestarsi svariati pensieri negativi: “sto male … dovrò scappare in bagno … che figura …”. Ciò comporterà ulteriore stress ed  ansia.

Se da un lato farmacologia e dieta adeguata sono i trattamenti storici, è importante anche un supporto psicologico al fine di ridurre intensità e frequenza dei sintomi, ridurre e gestire stress ed ansia, migliorare la qualità della vita in generale.

Le persone con sindrome del colon irritabile alternano il loro atteggiamento mentale, da chiusura ad apertura; sono persone che  danno e trattengono, legittimano i propri bisogni e li negano, si arrabbiano e reprimono, vivendo sempre in un grande dubbio. L’insicurezza gioca un ruolo fondamentale nella loro vita. La fiducia in sé stessi e l’autostima vacillano quotidianamente.
Dare forma ai propri bisogni, lavorare sull’ipersensibilità alle critiche esterne, superare la passività, dare un nuovo equilibrio alle relazioni, senza paure e sensi di colpa, diventano tappe obbligate di una terapia psicologica della persona con sindrome del colon irritabile.

Alcuni studi specialistici (Webb AN, Kukuruzovic RH, Catto-Smith AG, Sawyer SM, “Hypnotherapy for treatment of irritable bowel syndrome”; Wilson S, Maddison T, Roberts L, Greenfield S, Singh S; dello Birmingham IBS Research Group, “Systematic review: the effectiveness of hypnotherapy in the manaement of irritable bowel syndrome.” Aliment Pharmacol Ther. 2006 Sep 1;24(5):769-80, …), dimostrano come l’IPNOSI sia molto efficace nel trattamento della  Sindrome, poiché non comporta alterazioni strutturali del corpo e riduce le sensazioni dolorose. Inoltre, smuove risorse e potenzialità, mobilitando energie e qualità per affrontare e gestire al meglio la propria esistenza.

Attraverso l’ipnosi e mediante alcune tecniche che possono essere utilizzate dal paziente in piena autonomia, viene ridotto progressivamente l’impatto negativo della sindrome e si riduce l’incidenza dell’ansia. Parallelamente, lo stress derivante viene ridotto e gestito strategicamente, consentendo un riappropriarsi della propria vita e un migliorando globale del benessere dell’individuo.

L’ipnosi non è controproducente e non ha alcun effetto collaterale. Risulta una pratica psicologica e medica sempre più pragmatica e utile per l’equilibrio psicofisico.

Street Psychology

Una raccolta di piccole “pillole video” per una Psicologia più comprensibile e pragmatica … street psychology, …

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Dimagrisci con l’IPNOSI

Più volte in questo spazio abbiamo parlato dell’IPNOSI e delle applicazioni psicologiche e mediche. In questo caso …