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Decine di miei articoli utili per migliorare il tuo stile di vita.

Controllo dello Stress MIrco Turco

Nella parola “STRESS”, la formula segreta per prevenirlo e affrontarlo

 

 

Controllo dello Stress MIrco TurcoDa svariati anni la ricerca scientifica cerca di dettare dei rimedi, consigli o strategie su come affrontare e gestire lo STRESS. Ognuno di noi sa benissimo che di per sé, un certo livello di stress è positivo, poiché ci aiuta ad essere più attenti, concentrati e “motivati”; migliora cioè la performance! Al pari, se superiamo la fatidica “soglia dello stress”, cominciamo a fare i conti con stanchezza, demotivazione, malanni fisici e psichici, scarsi risultati.

In questa ottica, chiara e risonante per tutti, la solita e giusta domanda è sempre la stessa: come faccio a ridurre o ad affrontare lo stress negativo? Le risposte date ad oggi, non sembrano fare molta “presa” sulle persone, un po’ per la complessità dei possibili interventi e un po’, forse, per pigrizia umana!

Vorrei darvi, così, un facile  schema generale che potete utilizzare per affrontare le situazioni stressogene e per assumere, progressivamente da subito, una vera e propria forma mentis antistress …

Nel termine S-T-R-E-S-S esiste quindi già un efficace rimedio!

S- SCHEDULING: significa che le vostre attività vanno programmate con attenzione, significa che anche gli obiettivi che volete raggiungere vanno ben identificati e che soprattutto ciò che volete può essere programmato in base a come siete fatti e alla realtà che vivete. Significa che non dobbiamo bombardarci di mille cose che dobbiamo fare, quando in realtà è impossibile fare bene ogni cosa. S, significa, quindi programmare e programmarci intelligentemente.

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T- TREAT YOUR BODY WELL: tratta bene il tuo corpo! Significa prenditi cura del tuo fisico, attraverso lo sport e una sana alimentazione. Nell’epoca delle varie filosofie e pseudoscienze newage, non scordiamo che siamo anche corpo e che è importante prendersene sapientemente  cura. Ricorda che non basta iscriversi in palestra, devi anche frequentarla! Rispetta un piano alimentare equilibrato, senza eccedere, rispettando il tuo corpo.

dimmi come cammini e ti dirò chi sei mirco turco

R- RELAX: ormai c’è una svalutazione del termine, eppure, molte persone non sanno cosa significa rilassarsi. Allentare le tensioni fisiche e psichiche è oltremodo obbligatorio. Scegli una qualsiasi attività, tra le infinite, che ti distende maggiormente; un’attività che ti permette di “staccare la spina”. Può essere una qualsiasi cosa, dalla più semplice alla più complessa ma deve essere una Tua attività: dallo sport, all’arte, dalla pesca, alla cucina, al semplice passeggiare tra la natura. Coltiva costantemente questa attività.

E- EXPECTATIONS: aspettarsi eccessivamente da noi stessi e dagli altri è un grosso errore. Il perfezionismo genera ansia e persone infelici. Noi siamo soggetti ad errore. È un dato di realtà che sovente ignoriamo. Se un minimo di aspettativa può essere utile e normale, l’anticipazione eccessiva degli accadimenti futuri, prima del loro verificarsi, genera anche apprensione ed ansia. Il perfezionismo genera spesso situazioni conflittuali tra mete prefissate e la possibilità reale per attuarle.

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S- SLEEP: dormire, riposare in modo costante è fondamentale. Il nostro corpo e la nostra mente necessitano di un sonno ristoratore. Le famose 7 ore circa sono indispensabili. Conosco  persone che dicono di dormire molto poco e di “funzionare” molto bene, anzi meglio. È un’illusione. La deprivazione del sonno genera disturbi del comportamento. Occorre quindi riposare sempre sufficientemente ma al pari, non eccedere. Dormire poco o dormire molto non fa mai bene!

Antistress

S- SMILE: quante volte sorridi al giorno? Sorridere è indispensabile nella nostra vita. Il sorriso scatena una tempesta biochimica che fa solo bene. Se sorridi ad un tuo problema, puoi anche affrontarlo. L’eccesso di serietà ed ombrosita’ costituiscono solo ostacoli per te stesso e per la relazione con il mondo. Sorridere implica l’utilizzo di un numero minore di muscoli facciali rispetto a quando siamo incupiti o tristi. Sorridi quindi e circondati di persone sorridenti!

Dottor Mirco Turco Criminologo
Ora che avete un piano schematico, pragmatico, sensato ed operativo, vi rimane solo di adottarlo ed attuarlo. Visualizzate sempre il vostro focus e … perseverate!

Stress e Cardiopatie

Diverse ricerche e studi specialistici affermano, già da alcuni anni, che lo Stress non va sottovalutato. L’espressione “… è solo stress …” è tutt’altro che innocua e nessun medico, né specialista, dovrebbe assumere un atteggiamento superficiale quando “riscontra”, appunto, un certo livello di stress nel proprio paziente.

Le evidenze scientifiche riguardano, inoltre, la correlazione tra disagio psicologico e salute cardiaca: ansia, depressione e quindi stress  sono stati identificati  come  fattore di rischio  per la cardiopatia ischemica. Forse, non è un caso che almeno il 50% dei pazienti con infarto ha avuto precedenti di depressione (studio Interheart). Lo studio in questione ha analizzato i dati di oltre 26mila soggetti provenienti da più parti del mondo e si è concentrato principalmente su alcuni Stress Psicosociali, tra cui, stress familiare, lavorativo e finanziario.
Tutti i fattori di stress sono risultati associati all’infarto miocardico!
Lo stress agirebbe come un vero e proprio “mediatore biochimico” interferendo con la coagulazione del sangue e l’aggregazione delle piastrine, determinando un’ostruzione coronarica e portando all’infarto del miocardio.

Il lavoro è causa di stress per almeno il 60% della popolazione mondiale e lavorare troppo fa male! “Se il vostro paziente parla troppo di lavoro, dovreste subito prescrivere una vacanza”. Tale assunzione dovrebbe essere incisa, a caratteri cubitali, sulle pareti di tutti gli studi di medicina di base.
Secondo una ricerca della Ohio State University, le donne impegnate eccessivamente da un punto nei vista professionale rischiano di più di avere problematiche di salute: superare le 40 ore settimanali aumenterebbe il rischio di diabete, tumore, cardiopatie, artriti. Ovviamente, gli uomini non sono indenni.  Superare le 50 ore (per uomini e donne) significherebbe anche incorrere maggiormente in un ictus.

Il lavoro può dunque diventare una trappola mortale!

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Sindrome del colon irritabile e Ipnosi

La Sindrome del Colon Irritabile è una problematica caratterizzato da ipersensibilità dell’intestino crasso che comporta l’alternarsi fastidioso di stitichezza e scariche diarroiche, accompagnate da dolori addominali.

I sintomi arrivano quasi in modo imprevedibile e interferiscono con la vita quotidiana. Prendere un mezzo pubblico, salire in aereo, fare una fila, diventano situazioni preoccupanti e ansiogene, tanto da far aumentare le condotte di evitamento ed ansia sociale. Frustrazione e depressione possono scaturire da tale problematica, oltre ad un  costante vissuto di imbarazzo.

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Come ormai comprovato da molti studi e dalla stessa psicosomatica, esistono diversi collegamenti tra cervello e intestino. Inoltre,  l’intestino contiene molti neurotrasmettitori simili a quelli cerebrali, assolvendo   anche a funzioni di elaborazione. Sappiamo  che i due organi sono in intimo contatto tra loro,  permettendo così  un’elaborazione di ciò che ci accade e di ciò che viviamo  ad un livello “alto” e uno “basso”.

 

La sindrome del colon irritabile è molto diffusa ed è al contempo, sottovalutata. Sembra che in Italia ne soffra almeno il 18% della popolazione, con una prevalenza tra le donne.
Colpisce soprattutto persone che operano in contesti stressanti o persone che vogliono fare a tutti i costi carriera o che si obbligano a raggiungere standard elevati, tanto che negli USA viene anche chiamata “career woman’s disease” o malattia delle donne in carriera!

Se da un lato la sindrome del colon irritabile è considerata di natura funzionale, dall’altro lato, non sembra ci siano cause organiche  dimostrabili. Essa tende a peggiorare se non affrontata da uno specialista, soprattutto perché comporta disagi psicologici aggiuntivi e a causa dei diffusissimi rimedi “fai da te”!

Nonostante importanti connessioni tra fattori fisiologici e sociali, le cause della sindrome sono però soprattutto psicologiche:

  • Perfezionismo.
  • Conflitto di ruolo, ovvero il modo di rapportarsi al mondo.
  • Tendenza ad auto colpevolizzarsi.
  • Tendenza ad assumersi la responsabilità di qualsiasi evento negativo.
  • Elevati livelli di autocondanna.
  • Autozittirsi, assecondando le altrui esigenze.
  • Sottovalutazione di se stessi.
  • Autoefficacia labile.
  • Evitamento del conflitto.
  • Sviluppo di un  falso sé, per soddisfare le richieste sociali.

Dove Mirco Turco

Rompere lo schema  cognitivo e comportamentale è al pari molto importante per affrontare e gestire la problematica. La persone con sindrome del colon irritabile, sovente, pone un’attenzione selettiva alle sensazioni del corpo ed effettua, successivamente,   un’interpretazione catastrofica di esse. Qualsiasi sensazione viscerale viene rapportata così al problema intestinale e  cominciano ad innestarsi svariati pensieri negativi: “sto male … dovrò scappare in bagno … che figura …”. Ciò comporterà ulteriore stress ed  ansia.

Se da un lato farmacologia e dieta adeguata sono i trattamenti storici, è importante anche un supporto psicologico al fine di ridurre intensità e frequenza dei sintomi, ridurre e gestire stress ed ansia, migliorare la qualità della vita in generale.

Le persone con sindrome del colon irritabile alternano il loro atteggiamento mentale, da chiusura ad apertura; sono persone che  danno e trattengono, legittimano i propri bisogni e li negano, si arrabbiano e reprimono, vivendo sempre in un grande dubbio. L’insicurezza gioca un ruolo fondamentale nella loro vita. La fiducia in sé stessi e l’autostima vacillano quotidianamente.
Dare forma ai propri bisogni, lavorare sull’ipersensibilità alle critiche esterne, superare la passività, dare un nuovo equilibrio alle relazioni, senza paure e sensi di colpa, diventano tappe obbligate di una terapia psicologica della persona con sindrome del colon irritabile.

Alcuni studi specialistici (Webb AN, Kukuruzovic RH, Catto-Smith AG, Sawyer SM, “Hypnotherapy for treatment of irritable bowel syndrome”; Wilson S, Maddison T, Roberts L, Greenfield S, Singh S; dello Birmingham IBS Research Group, “Systematic review: the effectiveness of hypnotherapy in the manaement of irritable bowel syndrome.” Aliment Pharmacol Ther. 2006 Sep 1;24(5):769-80, …), dimostrano come l’IPNOSI sia molto efficace nel trattamento della  Sindrome, poiché non comporta alterazioni strutturali del corpo e riduce le sensazioni dolorose. Inoltre, smuove risorse e potenzialità, mobilitando energie e qualità per affrontare e gestire al meglio la propria esistenza.

Attraverso l’ipnosi e mediante alcune tecniche che possono essere utilizzate dal paziente in piena autonomia, viene ridotto progressivamente l’impatto negativo della sindrome e si riduce l’incidenza dell’ansia. Parallelamente, lo stress derivante viene ridotto e gestito strategicamente, consentendo un riappropriarsi della propria vita e un migliorando globale del benessere dell’individuo.

L’ipnosi non è controproducente e non ha alcun effetto collaterale. Risulta una pratica psicologica e medica sempre più pragmatica e utile per l’equilibrio psicofisico.

Dicono di noi Unique Antistress Quality

Ipnosi e bambini

Dicono di noi Unique Antistress Quality

IPNOSI E BAMBINI

La terapia ipnotica con i bambini non è differente da quella con gli adulti ma, di certo, è il modo di somministrarla che ovviamente cambia!

Il bambino ha una generale curiosità verso il nuovo, è un esploratore instancabile e desidera fare sempre nuove esperienze. La sua predisposizione a nuovi apprendimenti lo rende un “buon soggetto ipnotico”.

Il chirurgo che dice al bambino di 4 anni “… adesso questo non ti fa male, non è vero?”, sbaglia già da subito. Diverso è dire “… adesso questo potrebbe farti male, ma credo che tu possa fermare un bel po’ del male, forse anche tutto …”. In questo secondo caso siamo davanti ad una frase “ipnotica”! “… può darsi che tra poco il dolore svanisca, tra un minuto o due” è un altro esempio suggestivo.

In sostanza, con il bambino, difficilmente useremo una tecnica formale o ritualizzata di ipnosi. Egli ha una grande capacità eidetica, una naturale fame di imparare e una necessità di partecipare alle diverse attività di finzione, imitazione e immaginazione.

La tecnica ipnotica, ovviamente, va spiegata in primis ai genitori come una strategia naturale e non artificiosa, come una comunicazione ecologica   e quindi non invasiva.

Luca, un bambino di 7 anni, soffre di emicrania (lato dx). Giunge con la madre che spiega genericamente la situazione e tutti gli esami clinici  effettuati che escludono possibili patologie rilevanti da un punto di vista medico. La mia attenzione è focalizzata sul bambino, per creare, da subito, rapport, anche con un “gioco di faccine” o comunque tramite mirroring (rispecchiamento). Faccio parlare poi Luca del “suo mal di testa”. Prontamente reagisce e interagisce, mostrando, ovviamente, predisposizione all’immaginazione. Insieme, con tecniche ipnotiche conversazionali, “costruiamo” un supereroe, Mister x, che da quel momento, sarà sempre al suo fianco (dx) e interverrà, con le sue armi magiche, all’occorrenza.

… il dolore viene immaginato da Luca come una nuvoletta grigia che si avvicina ed entra nella sua testa ma ora, con Mister x, quella nuvoletta “sarà cacciata via e ridotta a pezzettini bianchi, spazzati via e allontanati dal potere del vento”.

Con due sedute ipnotiche l’emicrania di Luca è scomparsa. I genitori hanno appreso che il dolore non ha solo cause organiche!

Giulia, una ragazzina di 9 anni, ha subito un intervento al braccio dx e  lamenta, a distanza di diversi mesi, un dolore ancora forte alla ferita. Appassionata di trucco e profumi, costruisce con la sua fervida immaginazione una “crema curativa”, con proprietà anestetiche, rinfrescanti e rigeneranti! Da quel momento gestirà meglio il dolore che sin dalle prime sedute, si trasforma in un leggero fastidio!

Ricordo ancora un bambino che piangeva sulla spiaggia. La madre non riusciva a calmarlo. Mi avvicinai abbassandomi alla sua altezza con un bicchiere di plastica vuoto … “continua a piangere, lentamente e fallo finché il bicchiere sarà pieno delle tue preziose e giuste lacrime … anzi, forse me ne serviranno 20,25, forse 30 o di meno … mi serviranno per costruire un grande castello di sabbia lì, vicino alla riva, vedi?

Il bambino terminò di piangere istantaneamente e … fece ovviamente il castello insieme a me!
Nell’ipnosi, come nella comunicazione in generale, con i bambini, così come con gli adulti, occorre sempre partire dal grande e naturale bisogno di essere compresi …

A proposito di Ipnosi Regressiva

A proposito di IPNOSI REGRESSIVA.

Intervista introduttiva al seminario allo psicologo Mirco Turco.

http://www.cortegrandeonline.it/2014/12/i-colori-dellanima-seminario-di-ipnosi-regressiva/
Abbiamo veramente vissuto altre volte? Queste vite condizionano quella attuale?
“Un’anima può rincarnarsi per un certo numero di volte in diversi corpi e in questa maniera può correggere il danno compiuto in precedenti incarnazioni. Similmente può raggiungere la perfezione che non riuscì a raggiungere nelle precedenti incarnazioni”.
Già Platone nel mito di “Er” proietta questa idea sullo scenario mitico della metempsicosi:“… tutte le anime avevano scelto le rispettive vite, si presentavano a Lachesi dell’ordine stabilito della sorte. A ciascuno ella dava come compagno il demone che quegli si era preso, perché  gli  fosse guardiano durante la vita e adempisse il destino da lui scelto”.

eye-462267_1280Attraverso le tecniche di regressione  possiamo comprendere il senso profondo del nostro destino?
La regressione ci permette di trovare le chiavi che ci aiutano a capire noi stessi e risolvere i nostri disagi in un cammino di crescita e di trasformazione interiore. Scoprendo, come dice Jung, che perlomeno a livello inconscio siamo tutti collegati con la storia dell’umanità.
La scoperta delle vite passate non è soltanto un’emozionante avventura spirituale: nei luoghi più profondi della memoria, infatti, si possono trovare soluzioni a problemi e disagi della vita presente, facendo emergere alla coscienza i nodi bloccanti. Sciogliere questi nodi significa conquistare una libertà interiore regalando un viaggio indimenticabile e benefico nelle vite che saranno.
Cosa non è ipnosi?
L’ipnosi non ha niente a che vedere con la perdita della coscienza. Quando si è ipnotizzati, la mente conscia resta comunque vigile, controlla ciò che si sta vivendo e, nonostante sia a stretto contatto con il subconscio, commenta, critica, e censura. Si è sempre padroni di quel che si dice: l’ipnosi non è il siero della verità e non si può, quindi, rimanere “intrappolati” nel sonno ipnotico!
Lo stato ipnagogico è un momento creativo: quando lo attraversa, la mente è completamente rivolta verso il mondo interiore e può usare le ispirazioni del subinconscio. E’ uno stato di grazia, privo di confini e limitazioni, in cui si ha libero accesso a tutte le proprie risorse senza alcuna restrizione autoimposta.
L’ipnosi non nasconde alcun pericolo, Il soggetto sotto ipnosi ha il completo controllo della situazione. Ascoltare una voce guida aiuta il cliente a concentrarsi e gli consente di raggiungere un livello più profondo di rilassamento.
Cosa può emergere durante l’ipnosi?
Ciò che emerge grazie alla regressione presenta notevoli analogia con potenti archetipi universali descritti da C. Jung. Tuttavia, non si tratta di materiale archetipo o simbolico ma di veri e propri frammenti di ricordi che si snodano dal passato al presente.
Nonostante studi discordanti, esistono svariate evidenze scientifiche che considerano l’ipnosi come una tecnica per aumentare quantità e qualità del ricordo.
L’Ipnosi Regressiva è una tecnica che permette di ricercare alcune cause di confitti attuali in età precedenti e in mondi remoti, in spazi e tempi diversi, alternativi, atavici.
Qual è lo scopo?
Lo scopo dell’ipnosi regressiva è risolvere un disagio, una problematica che ostacola la vita della persona. Sovente, si ricorre all’ipnosi regressiva quando non si riesce a dare una spiegazione soddisfacente a problemi, sofferenze, difficoltà.
L’ipnosi è una forma elettiva di comunicazione, è uno stato naturale, è anche recuperare forze, energie, potenzialità  e risorse.

Combat Stress

Il termine STRESS indica uno stato di tensione, ansia o preoccupazione che determina un malessere diffuso associato a conseguenze progressivamente negative per l’organismo e per lo stato emotivo del soggetto.

Lo stress può essere considerato anche come un rapporto complesso tra soggetto e ambiente. Notoriamente, sono 3 le fasi tipiche dello stress:

  1. Fase di allarme, in cui si mobilitano le risorse.
  2. Fase di resistenza, in cui si controlla lo stress.
  3. Fase di esaurimento, in cui vengono consumate le riserve.

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Conoscere e gestire lo stress è fondamentale anche in caso di Difesa Personale. Troppo stress riduce, in ogni caso, qualsiasi tipo di performance, così come bassi livelli di stress inducono una sorta di demotivazione. È necessario, quindi, un livello di stress ottimale.

Ai fini della prevenzione del rischio e della riduzione delle minacce, è auspicabile un repertorio comportamentale che ogni professionista ma anche ogni cittadino dovrebbe conoscere e implementare:

  • Assumere atteggiamento riservato.
  • Attuare una “scansione” dell’ambiente.
  • Consolidare il “diritto alla difesa”.
  • Ridurre gli atti impulsivi.
  • Eliminare progressivamente l’improvvisazione.

La mentalità difensiva ci permette di evitare situazioni oggettivamente rischiose. Le abitudini, le ripetizioni, la routine, rendono le persone facilmente identificabili, vulnerabili e prevedibili. Altri atteggiamenti da sviluppare sono:

  • Osservare e monitorare.
  • Gestire la sfera territoriale.
  • Conoscere rituali che aumentano o riducono l’aggressività.
  • Individuare le fonti di pericolo e le vie di fuga.
  • Gestire i segnali di eccitamento e sottomissione.
  • Creare diversivi.

Ogni professionista che si occupa di difesa personale o comunque di sicurezza e ogni persona che si avvicina a tali settori deve necessariamente conoscere quali possono essere le alterazioni percettive e cognitive sotto stress acuto. Si parla proprio di CSR, Combat Stress Reaction che comporta, di fatto, non subire passivamente, le reazioni fisiologiche ed emotive scatenate da stress e paura.

Gli studi di settore e l’analisi statistica, evidenziano l’insorgenza di alcune reazioni tipiche in caso di combattimento sotto stress:

  • Udito ridotto.
  • Tunnel vision.
  • Sensazione di pilota automatico.
  • Percezione del tempo rallentato.
  • Alterazioni della memoria.
  • Dissociazione.
  • Suoni amplificati.
  • Paralisi temporanea.

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Da un punto di vista fisiologico, è di notevole rilevanza considerare come l’alterazione di alcuni parametri fisiologici (es. bpm), inficia la performance generale del soggetto. Ad esempio:

80 bpm – frequenza normale.
115 bpm – deterioramento delle abilità motorie fini.
145 bpm – deterioramento delle abilità motorie complesse.
175 bpm – deterioramento dei processi cognitivi , vasocostrizione, perdita della visione periferica, effetto tunnel , perdita della percezione profondità/distanza , esclusione uditiva.
oltre i 175 bpm: – reazioni irrazionali di attacco e fuga , paralisi, perdita del controllo di svinteri/vescica , attività motorie grossolane.

Questi sintomi/effetti sono specifici dello stress da combattimento e non compaiono affatto in
altre forme di stress, come per esempio nel combattimento sportivo o nello sport intenso!

Un settore molto importante, sicuramente da approfondire in ottica prevenzione e sicurezza è la stenografia percettiva che trae origine da alcuni studi condotti dal FBI circa il modo in cui, alcuni operatori, subiscono aggressioni, anche gravi.

Il nostro cervello è bombardato da miliardi di stimoli e per “economia” abbiamo la necessità di categorizzare e schematizzare ogni cosa. Spesso, compiamo però degli errori, anche nel modo in cui elaboriamo certe informazioni.

Si è appurato, ad esempio, che almeno il 60% degli aggrediti non si è accorto che stava avvenendo un’aggressione. Di contro, la stragrande maggioranza degli aggressori sostenevano che erano convinti di cogliere alla sprovvista i malcapitati. Compiamo quindi, sovente, azioni ingenue che ci “predispongono” a diventare vittime.

Uno studio degli anni ‘90 mise in evidenza che il 75% di operatori di polizia, che avevano subito aggressioni e ferite anche mortali, erano a circa 10 piedi dall’aggressore. Si parla, infatti, di Killing zone. Quali percezioni o distorsioni li hanno portati nella Killing zone?

Una volta elaborata l’informazione di “non pericolo”, mente e corpo diventano  più lenti. Cambiare rotta diventa così più faticoso!

Il fenomeno della stenografia percettiva si verifica, ad esempio, quando incontriamo persone conosciute o note e con persone che sino a quel momento hanno dimostrato certi atteggiamenti classificati come “innocui”. È naturale ma comunque errato “abbassare la guardia”. In tali errori cadono spesso anche le forze di polizia. Occorre, quindi, conservare sempre un atteggiamento di allerta, anche nei confronti di soggetti noti, poiché il comportamento umano ha sempre una percentuale di imprevedibilità.
Il combattimento che si vince realmente però è sempre quello che si riesce ad evitare!

Security & Self Defense

SECURITY & SELF DEFENSE

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La Sicurezza può essere intesa in modo duplice come qualcosa di reale, tangibile ma anche come una sensazione. In realtà, si dovrebbe parlare soprattutto di percezione della sicurezza.

La sicurezza può essere associata alla probabilità che si verifichino determinati rischi in rapporto alle misure di protezione. La sicurezza, però, è legata anche e soprattutto alle reazioni psicologiche  e alla valutazione o stima del rischio. Inoltre, essa comporta una valutazione ponderata dei “guadagni e perdite” (trade-off).

Chiudere a chiave la nostra abitazione quando usciamo è un nostro trade-off, così come quando decidiamo di percorrere una certa strada. Continuamente, anche in modo inconsapevole, compiamo sempre trade-off.

Analogamente, compiamo degli errori quando esageriamo  alcuni rischi e ne minimizziamo altri.

La percezione del rischio è un processo cognitivo coinvolto in diverse attività quotidiane e orienta, di fatto, i nostri comportamenti. A volte, temiamo situazioni che non sono rischiose o non temiamo situazioni che invece lo sono. Tale discrepanza dipende:

  • dal controllo: quanto controllo è possibile esercitare sugli eventi che determinano un rischio/pericolo;
  • da quanto volontariamente la persona ha deciso di affrontare una situazione rischiosa/pericolosa;
  • da quanto gravi sono le possibili conseguenze.

Valutare e reagire adeguatamente davanti ad un rischio è un’attività fondamentale. Esiste una struttura cerebrale, l’amigdala, situata nel lobo temporale mediano, che è deputata a questo. È responsabile di processare le emozioni di base che vengono da input sensoriali come la rabbia, la fuga, la paura, l’atteggiamento difensivo.

È una parte del cervello molto antica e produce adrenalina e altri ormoni che attivano la risposta “combatti o scappa”.

L’essere umano è dotato anche della corteccia cerebrale che interviene facendoci ragionare e valutare le varie situazioni. Siamo dotati, dunque, di un sistema primitivo ed intuitivo e di uno avanzato e analitico.

Nella vita di tutti i giorni, sovente, ci affidiamo a delle “scorciatoie”, definite euristiche, che influenzano, di fatto, il modo in cui interpretiamo i rischi.

  • Siamo portati a credere che noi faremmo meglio di quanto hanno fatto gli altri nella stessa situazione (pregiudizio dell’ottimismo).
  • Valutazione automatica sulla base del coinvolgimento emotivo (euristica del coinvolgimento).
  • Tendiamo, sovente, ad essere influenzati dai numeri (euristica della probabilità).
  • La disponibilità delle informazioni che abbiamo in memoria ha maggior peso di quelle che non ricordiamo subito o cognitivamente più complesse (euristica della disponibilità).
  • Attribuiamo la probabilità che un certo evento appartenga ad una classe in base al livello di  rappresentatività (rappresentatività).

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Ripensare alla sicurezza come una vera sensazione soggettiva diventa di strategica rilevanza.

L’aggressione è un atto attraverso il quale chi aggredisce arreca offesa verso uno o più soggetti (vittima/e). Lo scopo è ledere, offendere, distruggere o comunque superare un ostacolo.

Sorvolando sulle diverse definizioni e teorizzazioni che negli anni si sono succedute, l’aggressività è insita nella natura ed è fondamentale per la sopravvivenza. In ogni caso, è sempre frutto di interazione tra più fattori (biologici, psicologici, sociali).

L’aggressione ha generalmente due componenti principali:

  1. L’innesco, un qualsiasi diverbio che tende a trasformarsi con rapidità.
  2. L’escalation, conflitto che genera una crisi.

In termini dinamici, invece, possiamo parlare di:

  1. Fase di crisi: evento inusuale con accezione negativa.
  2. Fase di reazione: attivazione di meccanismi di difesa.

Sarebbe auspicabile esercitare sempre e comunque un self control, ovvero un repertorio metodologico e operativo che consente di mantenere la razionalità e la valutazione oggettiva della situazione.

Quando si parla di aggressioni, possiamo, al contempo, fare una differenziazione su base statistica:

  • Aggressioni da parte di malviventi abituali.
  • Aggressioni da parte di teppisti/vandali.
  • Aggressioni conseguenti a liti.
  • Aggressioni da parte di soggetti in stato di alterazione mentale.
  • Aggressioni dovute ad altri scopi.

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È auspicabile, comunque, valutare sempre le situazioni di estrema pericolosità, così come considerare il caso di una persona sotto influenza di sostanze stupefacenti. In tal caso, ad esempio, dovremmo anche tener conto delle alterazioni della soglia del dolore, della mancanza eventuale di equilibrio e delle evidenti difficoltà nell’eventuale  dialogo. Andrebbe quindi effettuato un vero scanning della persona e della situazione.

In ottica di prevenzione, è importante approfondire anche quel settore di studi conosciuto come vittimologia. È una disciplina che studia la sfera bio-psico-sociale di una data vittima ma anche il rapporto tra essa e l’aggressore, così come l’ambiente e il quadro fenomenologico di un determinato reato/crimine.

La vittimologia si occupa anche delle conseguenze psicofisiche dei diversi reati e crimini e di come questi siano percepiti, subiti e vissuti dalla vittima. Possiamo, pertanto, specificare la seguente utile  classificazione:

  • Vittima elettiva o ad alto rischio: es. bambini, anziani, donne, …
  • Vittima vulnerabile: es. persone che per svariate ragioni, anche legate alla residenza o ad aspetti socio-ambientali, conducono una vita più esposta al rischio.
  • Vittima appetibile: es. una persona benestante.
  • Vittima precipitate: es. una persona che interviene per sedare una rissa e diventa bersaglio sostitutivo.
  • Vittima casuale: vittima dovuta al caso fortuito.

Il senso della percezione della sicurezza è legato sicuramente anche al contesto e all’ambiente esterno e quindi ai differenti scenari in cui possiamo trovarci ma anche al nostro senso di efficacia che può cambiare, in primis, con la conoscenza e poi, acquisendo, progressivamente, una formae mentis differente, più consapevole e proattiva.

CRIME ANALYST

CRIME ANALYST la mia ultima creazione

Il presente volume rappresenta un contributo pragmatico e stimolante per tutti coloro che intendono approfondire la materia criminologica, nei suoi aspetti investigativi, psicologici, giuridici. Ma non solo. È anche un supporto in termini di ricerca scientifica poiché affronta, al contempo, argomenti e tematiche legate alla sicurezza e al crimine “moderno”.

È rivolto anche ad appassionati del settore, studenti e Forze di Polizia che ogni giorno affrontano le diverse sfide lavorative e formative o di aggiornamento professionale.

L’opera sposa un’impostazione multidisciplinare e riflette la professionalità, le esperienze, le passioni e i valori eclettici degli stessi autori. CRIME ANALYST è un utile supporto, una guida chiara, uno stimolo innovativo per la Criminologia, l’Investigazione e la Sicurezza.

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Street Psychology

Una raccolta di piccole “pillole video” per una Psicologia più comprensibile e pragmatica … street psychology, …

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Dimagrisci con l’IPNOSI

Più volte in questo spazio abbiamo parlato dell’IPNOSI e delle applicazioni psicologiche e mediche. In questo caso …