
EMPATIA, Insegnanti-Alunni
UNA MIA INTERVISTA DI POCHI MINUTI SU EMPATIA, BAMBINI, INSEGNANTI
E LA NECESSITA’ DI OCCUPARSI DELLA SALUTE MENTALE
UNA MIA INTERVISTA DI POCHI MINUTI SU EMPATIA, BAMBINI, INSEGNANTI
E LA NECESSITA’ DI OCCUPARSI DELLA SALUTE MENTALE
Il grande potere della mente umana e dell’ipnosi. Una pratica antica e straordinaria, ma che ancora desta scetticismo e mistero, nonostante i numerosi studi scientifici che ne provano l’efficacia in campo psicologico, medico e non solo.
Una guida snella e pratica che ti svelerà, senza troppi giri di parole, le grandi potenzialità dell’ipnosi.
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‘Curare significa innanzitutto prendersi cura‘
‘Per educare è importante saper spiegare, ma lo è ancor più saper capire, dando risposte attraverso piccoli gesti’
‘Un uomo che guarda negli occhi il proprio bambino inizia con lui un viaggio; quando assieme volgeranno lo sguardo all’orizzonte, saranno genitore e figlio’.
‘Lo sviluppo psico – affettivo richiede attenzione, coerenza, perseveranza. Bisogna combattere l’indifferenza, la perdita di riferimenti cui siamo esposti e dare seguito alle promesse.’
‘La mente di un bambino si nutre del nostro corpo, dei nostri pensieri, della nostra presenza, che sa essere vigile anche quando impegnata e silenziosa,‘
‘Maturare affettivamente e cognitivamente non sempre richiede un progresso, un successo. Talvolta serve sperimentare un fallimento, una battuta d’arresto. Talvolta meglio cedere onorevolmente la scena al turbamento delle emozioni.
dr ANTONIO SANTORO
Ho rivolto la mia attenzione sia al mondo dei bambini che a quello degli adulti, nella loro dimensione genitoriale, di coppia e personale, convinto che la cura presupponga il prendersi cura e non possa prescindere dalla considerazione delle esperienze infantili, a tutte le età.
Ho lavorato a Milano sino al 2016 presso l’ASST Niguarda Cà Granda di Milano come referente clinico della struttura per adolescenti borderline e come consulente ospedaliero per le urgenze psicopatologiche per adolescenti con gravi disturbi comportamentali nei principali reparti di degenza, oltre che in Psichiatria (SPDC) ed in DEA.
Dal gennaio 2017 vivo a Lecce dove continuo ad occuparmi di residenzialità terapeutica e dove svolgo anche attività ambulatoriale libero professionale.
I principali ambiti di intervento riguardano problemi di apprendimento scolastico, disturbi del comportamento, psichiatria trans-culturale, psicoterapie di gruppo, training di potenziamento cognitivo, trattamenti psicofarmacologici.
collaboro inoltre con i Consultori familiari ed il Tribunale per i Minori anche in veste di Consulente Tecnico.
INFO www.neuropsichiatralecce.it
Con oltre 200 pagine, il rapporto passa in rassegna circa 80 studi sistematici di meta-analisi della letteratura scientifica, confermando l’efficacia terapeutica dell’ipnosi nel contesto pre-operatorio, nell’ipnosedazione, nel dolore cronico, nell’ansia, nella sindrome da intestino irritabile e in altri ambiti clinici. Inoltre, si sottolineano i rischi di effetti collaterali inesistenti, con una significativa riduzione del consumo di farmaci analgesici e sedativi.
Nel comunicato si legge, inoltre, che gli effetti dell’ipnosi sono stati anche confermati da moderne tecniche di imaging. L’Institut Curie, parla di una grande conferma degli effetti benefici dell’ipnosedazione e Le Monde, sottolinea la rilevanza dell’ipnosi per la riduzione dei farmaci. L’Institute Francais d’Hypnose – IFH ha curato una rassegna stampa di tutti gli articoli pubblicati e presenta un rapporto di sintesi ad opera di A. Bioy, esperto scientifico e professore di psicopatologia e psicologia medica all’Université de Bourgogne.
IPNOSI E STRESS
Alcuni studi condotti hanno indagato l’efficacia dell’IPNOSI sulle patologie legate allo stress. Si è così constatato che oltre il 75% dei pazienti riteneva i loro sintomi migliorati dopo 12 settimane di pratica ipnotica ed entro un anno il 72% dello stesso gruppo ha avuto una remissione completa dei sintomi.
IPNOSI E ASMA
Nel corso di un periodo di sei anni, 173 pazienti affetti da asma sono stati trattati con l’auto-ipnosi. Circa l’ 82% degli stessi sono molto migliorati o hanno sperimentato la remissione totale dei sintomi.
IPNOSI E ANSIA
Uno studio su 20 individui con ansia, ha dimostrato la riduzione dei sintomi psicofisici dopo circa 20 giorni di “pratica”. Inoltre, i pazienti hanno avuto anche un sensibile miglioramento a livello cognitivo e fisico.
IPNOSI E PTSD
Diversi studi hanno evidenziato come l’uso dell’IPNOSI nel trattamento del Disturbo Post Traumatico da Stress risulta efficace, così come nella gestione della fobia semplice e nel disturbo di panico.
IPNOSI E INSONNIA
Una recente revisione clinica sull’IPNOSI ha evidenziato che essa si dimostra efficace per il trattamento dell’insonnia.
IPNOSI E DOLORE
A seguito di un esame approfondito della letteratura esistente, una commissione speciale commissionata dalla British Medical Association conclude che: “Oltre al trattamento delle disabilità psichiatriche, c’è un posto per l’ipnotismo nella produzione di anestesia o analgesia chirurgica e interventi odontoiatrici, e nei soggetti idonei è un metodo efficace di alleviare il dolore durante il parto senza alterare il normale corso del travaglio”. L’IPNOSI risulta elettiva anche per il trattamento del dolore acuto e cronico. La stessa commissione ha specificato, inoltre, che la pratica risulta efficace per rimuovere i sintomi e modificare le abitudini morbose di pensiero e di comportamento.
IPNOSI E DISTRUBI LEGATI ALLA SESSUALITA’
La terapia ipnotica, combinata con quella cognitiva, risultano maggiormente efficaci nel trattamento di problematiche e disordini di natura sessuale rispetto all’applicazione della sola terapia cognitiva.
IPNOSI E SINDROME DELL’INTESTINO IRRITABILE
Numerosi studi dimostrano l’efficacia dell’IPNOSI nel trattamento della sindrome dell’intestino irritabile e per il trattamento dell’ansia ad esso associata.
L’IPNOSI si è dimostrata utile ed efficace per altre svariate problematiche psicologiche, psichiatriche e mediche. Indipendentemente dallo scopo, l’IPNOSI è comunque RIGENERANTE, poiché smuove le risorse e le potenzialità dell’individuo.
DUPLICE OMICIDIO, LECCE – Intervista e Riflessioni ( in SalentoLive24-com)
Torturarli, ucciderli e lasciare una scritta sul muro …
Un ragazzo timido, schivo e introverso, …
Queste le prime frasi che cominciano a “girare” sul presunto killer, in un’area geografica tendenzialmente tranquilla come quella leccese, dove si è consumato un efferato duplice omicidio di una giovane coppia.
Il movente, come qualcuno afferma con convinzione, è l’invidia e al contempo la gente comune, sgomenta, si chiede se è davvero possibile.
Lo abbiamo chiesto al dr. Mirco Turco, Psicologo, Criminologo e Scrittore leccese.
L’Invidia può uccidere?
La risposta è SI, ma non da sola!
La felicità è sempre soggetta all’invidia direbbe Socrate. O in modo più suggestivo, l’invidia è l’ulcera dell’anima.
È un grave errore se consideriamo normale ciò che non lo è. L’invidioso non ha un Io forte e strutturato e si poggia su un Io gregario direbbe Andreoli. È già un buon inizio per specificare che l’invidia non è sufficiente per scatenare una furia omicida, a meno che non sia “affiancata” ad una certa struttura di personalità.
La follia si annida, dunque, in un’apparente normalità, aggiungerei e il duplice omicidio nella nostra Lecce ne è un chiaro e mostruoso esempio.
Quale altra caratteristica potremmo desumere?
Nella condotta delittuosa delineatasi si intravede, oltre all’invidia, una grossa dose di sadismo che contraddistingue, in realtà, molti delitti mostruosi.
Il Sadismo viene inquadrato per indicare alcune “deviazioni sessuali” un cui il soggetto cerca la sofferenza fisica e psicologica come mezzo per ottenere il piacere.
Freud, suggestivamente, ricorda però che tale comportamento va inserito in un registro più ampio che comprende due atteggiamenti speculari: masochismo e sadismo. Le pratiche masochiste, infatti, possono facilmente ribaltarsi e “laddove vi è il masochismo possiamo sempre ritrovare anche il polo opposto, il sadismo”.
Personalità sadico-masochista quindi?
Probabile … soprattutto se consideriamo il duplice omicidio in questione (o meglio, quello che sappiamo).
Il comportamento sadico viene visto come una sorta di lutto negato o patologico, come un tentativo di rifiutare una perdita e compensarla con una fantasia. Ed è proprio da quanto emerge dalla vicenda e dalle prime ricostruzioni.
Il risultato di questo percorso è perciò lo sviluppo di una perversione che sostituisce la relazione, un rapporto, una dinamica interpersonale. Tale soluzione appare però precaria e instabile e sovente, il soggetto sarà spinto all’azione criminosa (così come accaduto).
Nella condotta criminosa, in verità, al sadico interessano maggiormente le proteste di innocenza della vittima, le implorazioni di perdono e i vani tentativi di convincerlo a non compiere un’azione violenta. Il sadico gode anche e soprattutto di questo! In molti sadici, inoltre, si ritrova una forma di distacco emotivo e una percezione di controllo della situazione (prova è la condotta organizzata del presunto killer).
Le persone con tratti di sadismo tendono ad essere aggressivi e traggono piacere solo dopo aver danneggiato la vittima.
È importante anche dire che, secondo alcuni studi, il sadismo non è però solo presente nei crimini efferati, ma anche nella gente comune! Il sadismo potremmo ritrovarlo nel bullo, così come nel teppista di strada o in un gruppo di tifosi di uno sport.
Cos’altro potrebbe esserci dietro?
Il sadismo sessuale può anche essere correlato a caratteristiche personologiche che vanno da quelle narcisistiche maligne a quelle paranoidi. Se tali caratteristiche sono egosintoniche però, siamo in presenza di un disturbo grave di personalità. Ritengo, infatti, che la strada da seguire sia proprio questa …
Tema comune di questo tipo di persone è il vuoto esistenziale, esacerbato dalla disperata solitudine e da una profonda tristezza, fittiziamente colmati da un crimine. Costoro vivono nella morte, e dandola agli altri hanno l’impressione (a livello inconscio) di poter trionfare su di essa. Il passare all’atto diventa una difesa di tipo ipomaniacale dalla depressione direbbe Fornari. La persona viene degradata a cosa, ad una cosa da poter dominare, umiliare, distruggere.
È proprio vero che la normalità non esiste?
Io sostengo sempre che dobbiamo valutare maggiormente la “quantità delle cose” e non la “qualità”. Un lieve sadismo nell’individuo è normale, ma se è spropositato non lo è più. Sentirsi depressi ogni tanto è anche normale, se sono sempre depresso, la cosa cambia!
Queste prime riflessioni pongono l’accento quindi su quanto sia complesso “valutare” l’essere umano e quanto sia diffusa quella “maschera di salute mentale”.
L’essere umano è forse per natura asociale, narcisista, perverso e polimorfo, direbbe Freud o probabilmente, occorre farsi altre e profonde domande e scavare nei vissuti ancestrali degli individui.
Considerate bene ciò che disprezzate e vi accorgerete che è sempre una felicità che non avete direbbe Paul Valery. Al contempo, gli uomini sono stupidi e bramosi degli averi altrui, abusano della propria superiorità quando sono forti e diventano delinquenti quando sono deboli concluderebbe Voltaire. È proprio della “debolezza” umana che dovremmo occuparci oggi, forse più di ieri, affiancandoci con maggior senso, umiltà e responsabilità.
Tutti vorremmo che fosse solo un criminale assassino, ma se non fosse così?
Il duplice omicidio avvenuto a Lecce è qualcosa di “mostruoso” e ha inorridito non solo la cittadinanza, ma anche chi si occupa – per mestiere- di crimine, devianza e soprattutto di psiche e comportamento umano.
Esiste una parte in ognuno di noi che vorrebbe vedere il giovane killer “chiuso perennemente” in carcere, in modo che “venga fatta Giustizia” e che l’anima delle povere vittime e dei familiari possa trovare pace! Da un altro lato, occorre chiedersi, almeno per etica professionale, se effettivamente un crimine orrido e inaccettabile possa essere “interpretato” in altro modo, proprio attraverso una valutazione professionale attenta e rigorosa delle capacità di intendere e di volere.
La cosa potrebbe diventare impellente,soprattutto in questo momento in cui, per Verità o per strategia difensiva, cominciano a “saltare fuori” presunti vuoti di memoria e momenti di “rabbia” inespressi da parte del killer. Cosa potrebbe accadere?
Il De Marco rischia l’ergastolo, come anche supposto da altri esperti di fama nazionale, ma se risultasse un grave Disturbo di Personalità, le cose cambierebbero!
Si ricorda, infatti, che anche il Disturbo di Personalità può escludere l’imputabilità del soggetto, ovvero quando si riscontrano tratti inflessibili, non adattivi, persistenti e che causano una compromissione sociale significativa o sofferenza soggettiva …
La personalità patologica si ha quando si riscontra un’assenza di coerenza interna e di capacità di distinguere il mondo interno da quello esterno; quando la persona è dipendente da emozioni e impulsi poco o non controllabili; quando nutre sfiducia in Sé e negli altri e quando manifesta caratteristiche peculiari (sadiche, persecutorie, …) e quando vi è un’inappropriata e insufficiente gestione dell’aggressività e della sessualità. Balza subito alla nostra attenzione che valutare la Personalità, quindi, non è cosa agevole né può essere un’opinione!
Pertanto, un Disturbo della Personalità è un pattern abituale di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo e si manifesta nella cognitività, nella affettività, nel funzionamento interpersonale, nel controllo degli impulsi. Lo stesso disturbo determina un disagio significativo e una compromissione in ambito sociale, lavorativo o altre aree importanti. Non è poi giustificabile da un altro disturbo mentale o dall’uso di una sostanza stupefacente o altra condizione medica. Da sottolineare che i Disturbi della Personalità esordiscono come tratti in età adolescenziale o nella prima età adulta.
“Tutti i criminali sono responsabili e capaci anche quando fanno delle non scelte o fanno determinate scelte, salvo possibilità di provare il contrario” (Fornari, U.).
“Oltre all’incapacità di amare, lo psicopatico dimostra sempre una generale povertà emotiva.Sebbene capiti che qualche volta si agiti, abbia accessi di ira, si entusiasmi, scoppi a piangere o si apra in discorsi profondi conditi di parole addolorate sulle sue disgrazie e follie, ad osservarlo attentamente ci si accorge che quella a cui siamo assistendo è più una prontezza di espressione che una forza di sentimento”. (Hervey Cleckley in The Mask of Sanity)
Il Disturbo Psicopatico (psicopatia) si caratterizza da una serie di comportamenti antisociali che iniziano durante l’infanzia. Si caratterizza per una serie di fattori interpersonali, affettivi e comportamentali specifici:
Loquacità/fascino superficiale: lo psicopatico è spesso un conversatore divertente e piacevole.
Senso grandioso del Sè: la psicopatia è caratterizzata da un’opinione elevata del proprio valore e delle proprie caratteristiche.
Bisogno di stimoli/propensione alla noia: lo psicopatico si annoia rapidamente e tende a ricercare la ri-attivazione comportamentale o emotiva assumendo proprio comportamenti a rischio.
Menzogna patologica: possiede una notevole prontezza ed abilità nel mentire.
Manipolatorietà: può far uso della frode per truffare, ingannare o manipolare gli altri, con la finalità di raggiungere uno scopo personale.
Assenza di rimorso/senso di colpa: nella psicopatia ritroviamo assenza di preoccupazione per le conseguenze negative delle proprie azioni.
Affettività superficiale: le emozioni sono spesso teatrali, superficiali e di breve durata con assenza di empatia.
Deficit del controllo comportamentale: lo psicopatico può essere collerico o irritabile, oltre che rispondere alla frustrazione con comportamenti aggressivi verbalmente o condotte violente.
Impulsività: nella psicopatia può essere presente la carenza di riflessione, pianificazione e premeditazione.
Gli schemi cognitivi di uno psicopatico sono spesso rigidi e inflessibili. Lo psicopatico si considera forte e autonomo, mentre l’altro è percepito debole, sfruttabile e manipolabile. Si riscontra, come nucleo centrale, un deficit dell’empatia.
In generale, gli psicopatici non mostrano preoccupazione riguardo gli effetti che le loro cattive azioni possono avere sugli altri, o addirittura su loro stessi. Spesso commettono crimini impulsivi e non pianificati, persino quando la probabilità di essere scoperti e puniti sono elevate. Alla base di tali comportamenti sembrerebbe esserci un’incapacità di apprendere informazioni associate alle punizioni e di rispondere in maniera appropriata ad esse.
Di solito, gli psicopatici non hanno uno schema di pensiero che agisce in base a un ragionamento di tipo causa-effetto, ma pensano solo “Lo faccio perché mi va di farlo”. Ciò dimostra che devono necessariamente raggiungere una soddisfazione immediata. Potrebbero essere persone che vivono “alla giornata”, cambiando frequentemente i loro piani. Agiscono seguendo gli impulsi e hanno un’elevata reattività nei confronti di tutto ciò che percepiscono come insulto e offesa, anche se minime.
Una valutazione approfondita della Psicopatia dovrebbe riguardare i seguenti aspetti.
Fattore 1: narcisismo aggressivo
Fattore 2: stile di vita socialmente deviante
In verità, la presenza della maggior parte di tali caratteristiche la riscontriamo nei serial killer; in altri casi potrebbe emergere la componente narcisistica. Alcuni psicopatici potrebbero, attraverso l’omicidio, cercare di contrastare un profondo vuoto interiore, raggiungendo una sorta di fama e soddisfacendo, appunto, la componente di narcisismo patologico.
La maggior parte degli psicopatici manifesta gravi problemi comportamentali già durante il periodo evolutivo. Possiamo trovare, infatti , oltre alla menzogna e alla propensione all’inganno, furti, atti vandalici, bullismo, …
Molti psicopatici hanno vissuto in ambienti multiproblematici manifestando quasi tutti tali comportamenti e per un tempo prolungato. La crudeltà precoce nei confronti degli animali appare un denominatore comune e rappresenta un segno di gravi problemi emotivi che già da solo, dovrebbe essere oggetto di attenzione!
L’IPNOSI è una forma elettiva di comunicazione e non rappresenta una pratica magica come molti ancora credono. L’IPNOSI è una tecnica efficace per affrontare e gestire svariate problematiche e non solo di tipo psicologico, ma viene utilizzata anche in ambito medico. L’IPNOSI si utilizza anche come strumento per accrescere le potenzialità umane, per implementare la motivazione e per smuovere risorse utili con lo scopo strategico di raggiungere i propri obiettivi.
Probabilmente, NON SAI che:
Ad oggi ho utilizzato l’IPNOSI per:
In ambito clinico-medico:
In ambito criminologico:
IPNOSI e REGRESSIONI
Il fenomeno della “regressione” è in realtà un’esperienza comune in uno stato profondo di ipnosi. Sovente, si verifica in modo spontaneo. In fase di “risveglio” le persone riferiscono di aver recuperato qualità e quantità di ricordi anche abbastanza datati.
La regressione è quindi un fenomeno reale? SI e in alcuni casi è molto importante per andare al “nocciolo” del problema. Ricordo il caso di una persona con una fobia specifica per l’auto (non riusciva a stare dal lato passeggero). Attraverso la regressione ha ricordato di aver subito violenza fisica da parte del padre quando era molto piccola e si trovava proprio in auto, lato passeggero. Il recupero dell’informazione è stato illuminante per la risoluzione istantanea della fobia … In un altro caso, la regressione è servita per scoprire la causa di una strana avversione al freddo e al ghiaccio (scoprimmo che la persona, quando era neonata, cadde dal passeggino mentre era in vacanza sulla neve con i propri genitori). Un altro caso interessante è quello di un ragazzo che era convinto di aver vissuto esperienze di molestie da parte di una zia quando era in tenera età. In realtà, scoprimmo che era un falso ricordo! E poi, riporto una personale esperienza: per anni ho avuto uno strano dolore alla spalla dx, non giustificato da altra causa medica. Tramite regressione ho scoperto di aver avuto un problema proprio alla spalla dx durante la nascita. Il dolore è completamente scomparso!
Esiste la Regressione a Vite Precedenti? Personalmente ho “provato sulla mia pelle” questa esperienza e sono “accadute” cose alquanto strane e affascinanti. In verità sono riuscito a “spiegarmi” alcune mie attitudini particolari o peculiarità … Negli anni ho incontrato diverse persone orientate a tale esperienza e che sono poi riuscite a risolvere situazioni e problematiche psicologiche e mediche. L’argomento richiede sicuramente un approfondimento che non mancherà e che troverete sul mio sito.
IPNOSI ISTANTANEA e NON VERBALE
Oltre all’IPNOSI Ericksoniana classica, che parte da uno stato progressivo di rilassamento, esiste anche un’IPNOSI che utilizza il linguaggio non verbale e quello simbolico. Inoltre, attraverso questa forma di ipnosi, si può raggiungere uno stato di trance anche in pochi istanti. Anche in tal caso non è un procedimento magico, ma si agisce istantaneamente sull’inconscio della persona e sulla fisiologia, “stimolando” strategicamente alcune zone cerebrali (ad es. l’amigdala).
Forse, NON SAI ANCORA che l’IPNOSI si può applicare anche durante la conversazione (ipnosi conversazionale) e che rappresenta non solo una strategia terapeutica, ma anche una forma di persuasione molto potente. Alcune tecniche, infatti, possono essere “insegnate” nell’ambito della Comunicazione Strategica, nella Risoluzione dei Conflitti e della Negoziazione.
La dipendenza di internet non è un fatto recente, sebbene, solo nel 2013, nel DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) si parli di Internet Gaming Disorder, ovvero di un disturbo caratterizzato dall’eccessivo uso di videogiochi con componenti online.
La dipendenza da internet, in realtà, si manifesta anche sotto altre forme: dalla pornografia online, al gioco d’azzardo, sino allo shopping compulsivo.Oggi, infatti, il DSM-V parla di IAD, Internet Addiction Disorder (Disturbo della dipendenza da Internet).
Le persone che sperimentano tali disturbi “vivono” al pari di chi ha un’altra dipendenza, come quella da sostanze e soffrono di veri e propri sintomi di astinenza.
L’ipnosi viene utilizzata da tempo per il trattamento delle dipendenze, inoltre, agisce sulle capacità cognitive della persona, favorendo l’apprendimento. Ne consegue che essa trova spazio anche nelle nuove forme di dipendenza, soprattutto lì dove si riscontri una sproporzione in termini di utilizzo del mezzo informatico/tecnologico.
Per comprendere bene tale disturbo, soprattutto in termini di utilizzo disfunzionale, si può fare riferimento ad una serie di sintomi:
1. necessità di trascorrere un tempo sempre maggiore in rete per trarne soddisfazione;
2. bisogno di navigare per periodi più lunghi di quelli pianificati trascurando gli impegni della vita reale.
Ciò che risulta complicato però è la fase della disconnessione. Quando la persona si trova a dover “spegnere” il tutto, sperimenta sovente ansia, depressione, agitazione psicomotoria, pensieri ossessivi. Si manifestano, inoltre, sintomi fisici quali emicrania, crampi, sudorazione eccessiva, tachicardia, …
L’ipnosi, nel caso dello IAD, agisce sul piano cognitivo, emotivo e comportamentale e come sempre su un piano psicosomatico.
COSA COMUNICA IL VISO DI MARIO DRAGHI? La mimica è una parte della comunicazione non verbale molto importante e strategica …
UNA MIA INTERVISTA DI POCHI MINUTI SU EMPATIA, BAMBINI, INSEGNANTI E LA NECESSITA’ DI OCCUPARSI DELLA SALUTE MENTALE …
Il sistema giuridico italiano obbliga il responsabile di un danno ingiusto a risarcire il danneggiato al fine di compensarlo …
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