Autore: <span>Mirco Turco</span>

Unique Antistress Experience. Rassegna Stampa

Vi spiego perchè Emotional Suite funziona

Vi spiego perché Emotional Suite funziona …

In appena due mesi di attività, per 2 volte a settimana, negli incantevoli spazi del Vivosa Resort, sede della prestigiosa Antistress Academy, quasi 100 persone provenienti da più parti d’Italia e d’Europa, hanno “provato” Emotional Suite, un connubio perfettamente armonico tra natura, suoni, colori, arte.
Il 100% delle persone si è espresso positivamente in merito a questa esperienza antistress, sovente definita “inconsueta ed affascinante”, ad alto impatto emotivo. Inoltre, nel 100% dei casi si è registrato una diminuzione della pressione e della frequenza cardiaca.

Emotional Suite funziona perché:
– Le persone (quasi tutte) amano la musica e sono “affascinati” dai colori. Il colore ha un elevato impatto emotivo, inoltre, viene percepito ed elaborato dal cervello prima della forma.
– Non è importante che la persona parli o esponga i suoi problemi. L’inconscio lavora automaticamente “senza alcuno sforzo”!
– L’esperienza emozionale ed antistress dura poco: solo 16 minuti. Questo è in armonia con la convinzione diffusa delle persone di avere poco tempo per rilassarsi o dedicarsi al proprio benessere o con la percezione di non avere tempo in generale!
– È un’esperienza immediata. La persona riceve subito un feedback oggettivo (parametri fisiologici) e ciò piace alla nostra parte razionale. Inoltre, la stessa si esprime liberamente lasciando sfogo a ciò che è emerso, alle emozioni e sensazioni, sino all’interpretazione del quadro e della musica (parte emotiva e narcisistica).
– Emotional Suite funziona come pratica antistress ma anche come “spinta motivazionale”. Alcune persone hanno riferito di sentirsi “più cariche” …

Altre considerazioni importanti possono essere fatte sulla base dell’analisi dei risultati:
– Le persone con livelli di pressione più alta, tendono a preferire il quadro blu (di fatto, l’unico antistress).
– Le persone con livelli di pressione bassa, tendono a preferire il quadro rosso o quello viola.
– Chi mostra livelli elevati di stress tende a “concretizzare” i quadri, ovvero a dare una forma specifica o un significato, al contrario delle persone più rilassate che sembrano tollerare maggiormente l’astratto e l’indefinito. Tali considerazioni sono in armonia con gli studi scientifici in materia di difesa/facilitazione percettiva.

Emotional Suite dimostra che praticare un’attività antistress ben congeniata ma di fatto semplice, anche per pochi minuti, può essere altamente efficace per ridurre i livelli di stress e di ansia.

Per saperne di più …

Unique Antistress Experience, il nuovo manuale Antistress

 

 

Se dovessi spiegare cos’è lo Stress, probabilmente esordirei sostenendo che è … una cosa importante per la nostra vita!
Ogni volta che dobbiamo adattarci, ad una nuova situazione, ad una persona, ad un differente momento della nostra esistenza, sperimentiamo, per fortuna, stress. Lo stress, quindi è legato al normale processo di adattamento.
Dovendo continuare ancora nella “spiegazione”, parlerei, successivamente di 3 animali: il pesciolino rosso, l’aragosta e la zebra. Non mi piacciono i pesciolini rossi, gradisco le aragoste e sono juventino … ma non è questo il reale motivo!
I pesciolini rossi sono molto più “attenti” di noi esseri umani. L’attenzione è qualcosa di strategica importanza per il nostro benessere. Le aragoste (oltre ad essere saporite) utilizzano lo stress per crescere, per svilupparsi. Le zebre, non soffrono di ulcera, perché si stressano solo quando serve!
Scendendo maggiormente in profondità, sosterrei, inoltre, che spesso sopravvalutiamo i nostri pensieri e le nostre preoccupazioni. Non siamo solo i nostri pensieri! Questo significa che dobbiamo “riappropriarci” del nostro corpo!

… oltre alle spiegazioni, però, affermerei che esistono tecniche e metodi antistress, anche molto più semplici e pragmatici di ciò che si possa sperare … Vi rimando, quindi, al mio libro UNIQUE ANTISTRESS EXPERIENCE, Primiceri edizioni, che nasce dalle teorie ma soprattutto dalle pratiche! I metodi proposti sono anche frutto della passione e delle expertices di esperti internazionali provenienti da altri settori: golf, meditazione, mindfulness, alimentazione.

Circa 100 pagine di consigli, curiosità, tecniche, raccolte sapientemente in un formato “smart”, facilmente consultabile e trasportabile, quindi antistress! Quasi pronta anche la versione in inglese.

Vi rimando alla prima presentazione che avverrà al Wellbeing International Meeting Point (settembre 2017) presso il Vivosa Resort, sede della mitica ANTISTRESS Academy.

Buona lettura!

www.primicerieditore.it

Paola Di Giambattista
Myra Evans
Simon Elliott
Mirco Turco

4 elementi chiave in un corso di difesa personale efficace

4 elementi chiave in un corso di difesa personale efficace.


Da diversi anni svolgo il ruolo di Tecnico di Difesa Personale e conosco prevalentemente il Krav Maga. Mi occupo, soprattutto, di Psicologia della Difesa Personale, di Percezione del Rischio e Sicurezza e ricopro anche il ruolo di Referente Nazionale di Psicologia Criminale per IKMI. Sono formatore Uisp con master in preparazione atletica negli sport di combattimento. È inutile sottolineare che la mia professione però è quella di psicologo ed esperto di criminologia. Da diversi anni, partecipo a giornate formative in Italia e in Europa nell’ambito della difesa personale ma i miei interventi sono volti soprattutto a sottolineare alcune cose che pochi vi diranno durante il vostro bel corso di self defence …

1. La strada non è un ring, né un tatami, né una gabbia.

Non ci sono dubbi che praticare un’arte marziale o un qualsiasi sport di combattimento faccia bene al corpo e alla mente, fortifichi l’autostima, rinforzi il carattere … ma la difesa personale è altra cosa. Quando vi allenate in palestra il vostro assetto cognitivo, emotivo e motivazionale funziona in modalità “green”, di non allerta. Lo stress che subite durante un allenamento è controllato, nonché specifico e prevedibile (quasi sempre). Cadere su un parquet o sul tatami non equivale a cadere per strada. In palestra, il vostro cervello e la vostra mente sono ben “allenate”: conoscete l’ambiente, l’ istruttore, gli altri allievi. Sapete bene quali sono gli spazi e o gli ostacoli. Conoscete bene, anche se non magari consapevolmente, le vie di fuga e se dovete scappare all’improvviso, avrete già una certa familiarità e facilità a dirigervi verso l’uscita dalla vostra palestra.

2. Il vostro avversario non è una persona familiare ma uno sconosciuto.

La familiarità è un’arma a doppio taglio. Il vostro allenamento si verifica, frequentemente, con persone conosciute, anche amici o comunque persone che hanno molto in comune con voi. Questo, vi aiuta senza dubbio nella socializzazione e fa risparmiare molte “energie” al cervello che, di fatto, non deve sempre preoccuparsi di fare la “scansione” della persona e stabilire in quale categoria assegnarla. O almeno, se lo fate la prima volta, poi, non lo farete più e vi fiderete delle vostre impressioni. Inoltre, apparentemente, non ci sarebbe neanche la necessità di mettere in dubbio tale categorizzazione. Per strada, funziona diversamente. L’aggressore è spesso una persona sconosciuta, con il suo repertorio di atteggiamenti e comportamenti. Avrà poi, un livello di motivazione nell’aggredirvi differente da quella del vostro amico di corso! La non familiarità crea un certo livello di stress che, ovviamente, si aggiunge agli altri fattori, complicando notevolmente la situazione. Inoltre, per strada, l’aggressore può essere un criminale, una persona in stato di alterazione mentale, un membro di una banda o un vero professionista, …

3. Lo stress fisico di un allenamento intenso non equivale ad uno stress psicofisico dovuto ad un’aggressione.

La psicofisiologia durante il nostro allenamento, se pur intenso, non è simile a quella che si attiva durante un’aggressione reale per strada. Il battito cardiaco, in situazioni reali di stress acuto, può subire un’impennata tale da procurarvi alterazioni psicofisiche che non conoscete o che non avete mai provato. Le vostre reazioni davanti allo stress acuto reale potrebbero esserci sconosciute. Inoltre, la componente “paura” è fondamentale. In palestra, potrete vivere sicuramente un certo timore, una certa apprensione ma la paura e le reazioni ad essa costituiscono un “pianeta” differente!

4. Il fatto che siate cintura nera di qualche arte marziale non significa che saprete difendervi in caso di aggressione da strada.

Purtroppo, molti corsi di difesa personale, sono “gestiti” da persone/istruttori che non hanno un minimo di cognizione di fisiologia, psicologia, prevenzione. Inoltre, paventano una simil onnipotenza, rinforzata dalla loro cintura nera o dal massimo livello conseguito. Per strada, non serve essere cintura nera, né tanto meno essere degli esaltati! Molte situazioni, purtroppo, sono sfociate in tragedia, anche quando i malviventi incontravano professionisti di arti marziali. Non esistono corsi per super eroi!

La difesa personale non è uno sport ma una forma mentis! Occorre avere un mindset centrato sui concetti di rischio e sicurezza. La difesa personale è soprattutto prevenzione. Questo significa che un corso che insegni a difendersi, deve essere impostato, in primis, sull’analisi del comportamento umano in situazioni normali e in situazioni di stress. L’allenamento deve essere quanto più vicino a situazioni reali e occorrono tecniche che sono soprattutto psicologiche, legate all’osservazione, allo studio dell’ambiente, sino ai concetti di minaccia e percezione del rischio.

 

 

 

 

 

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Indicatori di menzogna vs verità durante una conversazione telefonica di emergenza e soccorso.

Indicatori di menzogna vs verità durante una conversazione telefonica di emergenza e soccorso.

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La credibilità è sempre una proprietà intrinseca di una persona?
La credibilità è qualcosa che deve, necessariamente, essere riconosciuta dagli altri. Ne deriva che essa è qualcosa di soggettivo e dipende anche da meccanismi della nostra mente in termini di ricordi, emozioni, esperienze, logiche. La credibilità, di fatto, ha radici specifiche e articolate: radice cognitiva etico-normativa affettiva.
Il problema della credibilità si pone, soprattutto, quando le relazioni sono caratterizzate da livelli crescenti di estraneità. In tal senso, entra in gioco il concetto di fiducia. “La fiducia non nasce da un pericolo intrinseco ma dal rischio … ciò che determina il rischio è un calcolo puramente interiore” (Luhman).
Parallelamente, i vari gradi della fiducia possono essere rappresentati, agli antipodi, da “sospetto” e “credulità”.
Tale trattazione, pregna di ulteriori riflessioni, si colloca in modo strategico a contesti di emergenza, ovvero quando occorre conoscere in un tempo ridotto, se la persona che comunica, magari tramite telefono, è credibile o meno. Si pensi, infatti, al lavoro presso centrali operative del 118, 113 o di altri servizi di aiuto e soccorso.
Tali riflessioni trovano anche origine dai lavori della 1^ Conferenza di Psicologia Criminale, organizzata a Roma, in novembre 2015, dal Forensics Group e dal progetto europeo “One minute may save a life”.
Alcuni studi pioneristici evidenziano come l’organizzazione del contenuto di una frase può essere indicativo di innocenza o colpevolezza. La stessa FBI, in base a casi in cui il chiamante stesso era l’omicida o comunque implicato in un reato, ha elaborato una check list di indicatori linguistici, che vedremo analiticamente in tale trattazione.
Mentire però, non è cosa agevole e richiede un “impegno” cognitivo, emotivo e comportamentale non indifferente. Se, apparentemente, sarebbe più semplice scoprire una menzogna durante una conversazione face to face (in realtà senza tecniche e conoscenze, la probabilità è pari al 50%!), durante una conversazione telefonica, la cosa si complica alquanto.

In generale, occorre, sin da subito focalizzare l’attenzione sulla richiesta di aiuto. Esiste una richiesta di aiuto, soccorso? Tale richiesta viene prima o dopo la spiegazione di un problema? La richiesta è specifica o vaga? Quindi, i primi indicatori importanti sono:

1. Presenza di una richiesta di aiuto, soccorso.
2. Oggetto della richiesta.
3. Presenza del luogo.
4. Immediatezza della chiamata.
5. Ordine degli elementi verbali.

La mente ha la “tendenza” a riordinare gli elementi in termini di importanza. Infatti, nelle telefonate d’emergenza, occorre sempre verificare se la richiesta di aiuto è all’inizio della telefonata, oppure alla fine. In quest’ultimo caso, infatti, sarebbe opportuno sospettate, poiché il soggetto, probabilmente sta cercando di dilazionare il tempo.

6. Modulazione della voce
La voce, solitamente, non è monocorde, soprattutto in situazioni di richiesta di soccorso o aiuto. Ci si aspetta, quindi, una modulazione, specie se oggetto della conversazione telefonica è qualcosa inerente il pericolo o un rischio in generale.

7. Chiamante che parla prima della risposta
Prima che il dispacher parli, c’è, solitamente, una pausa di 1 secondo circa. Se siamo in una situazione d’emergenza, parleremo prima dello stesso operatore.

8. Autocorrezioni
Chi è colpevole, o risulta in qualche modo responsabile di un incidente o reato ed effettua la chiamata d’emergenza, ha pianificato cosa dire. Raramente si autocorreggerà. L’autocorrezione è, infatti, presente negli innocenti.

9. Informazioni estranee
Il presunto colpevole utilizza informazioni aggiuntive che non sono strettamente connesse con l’emergenza.

10. Cortesia inappropriata
L’eccesso di gentilezza e la cortesia, durante una chiamata di emergenza non sono tipiche, soprattutto in casi di omicidio o reati gravi. Il chiamante innocente, inoltre, non rispetta i turni della conversazione.

11.12 Accettazione della morte. Accettazione della morte di un parente o persona cara.
La morte crea svariati e naturali conflitti di accettazione. Di norma, se la vittima è un parente stretto o persona cara, il termine morte non compare durante la conversazione telefonica.

13. Possessione del problema
La vittima viene resa oggetto. Si identifica con la frase “… ho un …”. Potrebbe indicare colpevolezza o tentativo di manipolazione della realtà.

14. Insultare o incolpare la vittima.
È abbastanza inusuale che il chiamante insulti o incolpi la vittima.

15. 16 Minimizzare usando i termini “solo”, “appena”
La persona tende a discostarsi senza che di fatto nessuno gli abbia imputato una colpa.

17. The “huh factor”.
Le non risposte a domande specifiche del dispacher, sono dovute al fatto che il chiamante non ha in memoria il dato in questione. Inventarlo sul momento, richiede di norma uno sforzo eccessivo … huh …

18. Ripetizione
Nelle richieste di soccorso veritiere, il chiamante usa spesso delle ripetizioni. (… mio dio, mio dio …)

19. Resistenza a rispondere
Il chiamante non fornisce risposte alle domande del dispacher o comunque devia la risposta.

20. Fatti conflittuali
Il chiamante fornisce dati e informazioni poco coerenti o che non collimano. Il soggetto si contraddice.

Dove Mirco Turco

Schematizzando, possiamo parlare di 5 misure da considerare in caso di conversazione telefonica d’emergenza:
1. Misure di immediatezza: richiesta d’aiuto, luogo, immediatezza richiesta, modulazione voce, chiamante parla prima del dispacher.
2. Misure distanzianti: insultare, incolpare, a detrazione della morte, possessione del problema, cortesia inappropriata, minimizzare.
3. Misure di accuratezza: autocorrezioni.
4. Misure di estraneità: informazioni estranee, non rilevanti.
5. Misure di evasione: resistenza a rispondere, “huh factor”, fatti e dati conflittuali.

Grande rilevanza durante le conversazioni telefoniche, risultano essere anche altre “barriere verbali”, ovvero parole che non forniscono un reale significato: es. Intercalari, riempitivi, non parole, digressioni, …
Oltre a tale contributo rilevante in materia di comunicazione, si potrebbero, nel prossimo futuro, approfondire congiuntamente anche altre tecniche di psicolinguistica forense, come ad esempio la SCAN, scientific content analysis e la procedura CBCA, criteria based content analysis, utilizzate molto in ambito testimonianza.
Nel racconto di fatti che non si sono mai verificati, mancherebbero poi dati sensoriali; di contro, nei fatti reali, si riprodurrebbero conversazioni e interazioni, nonché descrizioni di stati mentali ed emotivi altrui.
Il filone di studi sulla menzogna in generale, così come sulla dissimulazione e alterazione della realtà è sicuramente affascinante in ambito comunicazione strategica, così come nel settore delle emergenze, clinico e forense.

Fonti bibliografiche principali:
Crime Analyst, Aspetti psicocriminologici e investigativi. Mirco Turco, Giuseppe Lodeserto, Maria Rosaria Bruscella. Primiceri editore, 2016.

No Title

No Description


http://www.oneminutemaysavealife.eu

Che cos’è Emotional Suite

Che cos’è Emotional Suite?


Emotional Suite, è un progetto ideato in ottica wellbeing, con lo scopo principale di ridurre in modo significativo i livelli di stress percepito/vissuto dalla persona. Nasce dall’esperienza professionale in ambito stress e antistress, in contesti lavorativi e nel settore turistico-ricettivo e dalla necessità di combinare tecniche psicologiche all’arte e la musica.
Emotional Suite è uno spazio in cui colori, forme, arte, suoni, musiche si incontrano e si mescolano magicamente, come un connubio pragmatico tra cromoterapia e musicoterapia, portando il fruitore, progressivamente, a vivere uno stato emotivo esplorativo, rivalutativo e direi simil riabilitativo.
I 5 quadri, tele in acrilico e malta, realizzate secondo un personale approccio definito “time action painting” (https://mircoturco.it/time-action-painting/) sono disposte in sequenza, creando un naturale “percorso emotivo” sino ad uno stato di rilassamento. Per tre tele con i colori prevalenti (rosso, viola, azzurro) sono abbinate delle musiche volte a smuovere prima l’animo umano, le emozioni, i ricordi, per poi condurlo progressivamente in uno stato di maggior quiete, rilassamento psicofisico, armonia, tranquillità.
Il percorso esperienziale viene suggellato dalla misurazione dei livelli di stress e nello specifico vengono anche controllati la pressione arteriosa e i battiti cardiaci (prima e dopo) per avere una evidenza oggettiva sulla praticità e utilità del percorso.


In Emotional Suite, è importante quindi fermarsi, respirare consapevolmente, vivendo pienamente le emozioni, tra ricordi, suoni, colori che hanno un alto impatto psichico:
Rosso: eccitazione attività, entusiasmo, affettività, forza
Viola: trasformazione, mistero, ricerca, fascino, suggestione
Blu: rilassamento, calma, serenità, armonia, appagamento.

Musiche abbinate alle 3 tele principali:
– La frequenza dei ricordi
– Time
– Weight less
I 2 quadri aggiuntivi, senza musiche abbinate, rinforzano l’esperienza estetica del fruitore ed hanno lo scopo di attivare ulteriormente l’inconscio della persona: una tela grigia e una marrone.
Grigio: maturità, dignità, intelligenza ma anche blocco o spinta all’azione.
Marrone: materia, simbolismo materno, rigenerazione abbandono, interiorità, accoglienza.
Sequenza tele nel percorso Emotional Suite.
1. Me-Te-Ora senza fine
2. Il tempo di nessuno
3. Lavaggio dell’anima
4. Reset
5. La pazienza del tempo
L’esperienza antistress ha una durata di circa 20 minuti, oltre il tempo dedicato alla misurazione dei livelli di stress e ad uno scambio di feedback post esperienza.
I partecipanti parlano di “esperienza interessantissima, emotivamente toccante, rilassante e inconsueta”, inoltre, si registra una riduzione significativa dei livelli di pressione e dei battiti cardiaci.
“Ho voluto fortemente Emotional Suite, poiché come psicologo credo molto in un approccio antistress alla vita e come artista perché credo nell’efficacia terapeutica dei colori e dei suoni. Inoltre, penso che indipendentemente dalla nostra volontà, credenze, convinzioni, speranze … sono sempre le emozioni a guidare la nostra vita”!!!

https://mircoturco.it/time-action-painting/

 

sindrome da esaurimento psicofisico Mirco Turco

L’enneagramma: identificare e comprendere la personalità e il carattere.

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Che cos’è l’enneagramma.

La maggior parte delle persone è interessata e normalmente attratta a conoscere meglio la propria personalità. Comprendere meglio se stessi è una tappa più o meno obbligata ma non sempre lineare, chiara, risonante. In altre situazioni, siamo solo convinti di “essere fatti” in un certo modo, in altre ancora, non siamo affatto consapevoli.
Qualsiasi sia il nostro livello di conoscenza della nostra personalità, esiste un insegnamento molto antico che descrive analiticamente 9 tipi di personalità (Enneagramma) e analizza il rapporto tra loro, fornendo anche spunti di riflessione importantissimi per lo sviluppo personale.
L’enneagramma (ennea, nove e gramma, segno) è un sistema molto articolato e strategicamente affascinante che trae la sua origine al sufismo, al misticismo e alle teorie di Gurdjieff. Ad esso, si sono succeduti nel tempo, altri studi e approfondimenti psicologici che hanno reso questo sistema ancora più rilevante in termini di conoscenza ed esplorazione della personalità.

L’enneagramma identifica 9 caratteristiche emotive principali:
1. Ira
2. Superbia
3. Frode
4. Invidia
5. Avarizia
6. Paura
7. Gola
8. Lussuria
9. Accidia

Come intuibile, tali caratteristiche sono parallele ai sette peccati capitali, oltre a frode e paura. La struttura dell’enneagramma è una stella a 9 punte e trae le leggi fondamentali dalla mistica. Il triangolo interno descrive 3 preoccupazioni mentali principali:
L’immagine (punto 3); La paura (punto 6); L’autoesclusione (punto 9).

Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere.

 

I 9 Tipi di personalità.

Alle 3 preoccupazioni mentali corrispondono altrettante emozioni. L’insieme di tali preoccupazioni determina 9 tipi psicologici.

1. Il perfezionista: critico verso se stesso e gli altri. Cerca sempre il modo giusto di fare le cose. Si sente etnicamente superiore. Tende a procrastinare per paura di sbagliare. Fa uso spesso di parole quali “si deve”, “bisogna”.
2. Il donatore: chiede sempre approvazione e ricerca affetto. Vuole ottenere amore e riconoscimento rendendosi utile e indispensabile. Si muove per soddisfare l’altro in modo manipolatori. Sa mostrare diversi sé a seconda della persona. Aggressivo e seduttivo.
3. L’esecutore: vuole essere amato attraverso i fatti e i risultati, appare sempre competitivo. Maestro dell’ apparenza, personalità Tipo A, confonde il sé con l’immagine professionale. È ossessionato dalla propria immagine di vincitore è lotta per la posizione sociale.
4. Il romantico-tragico: attratto dall’irraggiungibile, non è mai nel momento presente. Appare tragico e melanconico, dotato di temperamento artistico. Sono devoti alle passioni ma si bloccano per un amore perduto o lontano, per un lutto.
5. L’osservatore: mantiene una distanza emotiva dagli altri è non si fa coinvolgere. Distaccato dalle cose, dai sentimenti, dalle persone. Possono ricoprire posizioni decisionali e suddividono i doveri in scomparti.
6. Lo scettico leale: indeciso, timoroso, procrastinatore, ha paura di agire. Appare ligio, non autoritario, sposa cause perse. Può essere un tipo civico o può reagire alla paura con l’aggressività. Possono essere amici fidati, ottimi giocatori di una squadra.
7. L’epicureo: eterno fanciullo, avventuriere, edonista. Mantiene tutte le possibilità aperte, di buon umore e stimolante compagnia. Ottimi teorici, spesso scrittori, autori, progettisti.
8. Il capo: protettivo, combattivo, manifesta apertamente rabbia e forza, lotta anche per gli altri ma può vivere in modo smisurato.
9. Il mediatore: ambiguo, considera i diversi punti di vista, sostituisce ai propri bisogni quelli degli altri. Tende a narcotizzarsi, sempre consenziente ed esprime la rabbia in modo indiretto. Possono essere ottimi consiglieri e negoziatori.

Aspetti diagnostici.

check aziendale mirco turco psicologo

L’enneagramma può anche essere considerato in rapporto ad un versante diagnostico, con riferimento al DSM, Diagnostic and Statistic Manual. Molto interessanti, ovviamente, le interrelazioni che possono derivarne.
Tipo Uno: ossessivo/coatto
Tipo Due: istrionico. Dipendente
Tipo Tre: personalità Tipo A
Tipo Quattro: depresso. Disturbi bipolari
Tipo Cinque: schizoide
Tipo Sei: paranoide
Tipo Sette: narcisisistico
Tipo Otto: sociopatico
Tipo Nove: passivo-aggressivo

L’enneagramma non si ferma qui. Per ogni Tipo esistono molte altre caratteristiche “identificative” e riflessioni circa i vissuti, le esperienze, le percezioni del mondo, la storia personale. Inoltre, molto rilevanti risultano anche le relazioni tra tipologie a seconda di una situazione normale, stressante o di sicurezza.

Invito a contattarmi per ulteriori approfondimenti e dettagli o per scoprire, attraverso apposito Test, la tipologia di appartenenza.

Il metodo Antistress G.O.L.F.

Avete mai giocato a golf?
Non è la cosa più semplice del mondo! Occorre essere concentrati, calmi, bilanciati, presenti. Occorre procedere per obiettivi, chiari, ben definiti, mentalizzati. È necessario un atteggiamento positivo e ottimista che perduti tappa dopo tappa, buca dopo buca. Non è semplice giocare a golf, perché occorre anche attenzione al campo da gioco, all’ambiente circostante, alle condizioni climatiche e ancora al vento, al tipo di mazza da utilizzare, al tipo di pallina e alle sue preziose “fossette”. Occorre quindi feeling, affinità, sintonia con le sensazioni del corpo e armonia con tutto il resto …
Goal: avere un obiettivo chiaro, definito, preciso è fondamentale nella nostra vita. Il nostro cervello è la nostra mente lavorano anche mediante immagini mentali ma come dicono sovente i saggi “conoscere i punti cardinali non vi servirà a nulla se non sapete dove volete andare e … se non sapete dove volete andare, prima o poi, finirete nel posto sbagliato!”.
Optimism: l’ottimismo è un’arma strategica nella nostra vita. Chi è ottimista risulta essere più propositivo, efficace ed ha una maggiore autostima. L’ottimismo dipende solo da ¼ dalla genetica, i restanti ¾ sono apprendimento. È un valore aggiunto della nostra personalità e può aiutarci per affrontare le diverse sfide e lo stress quotidiano.
Lightness: essere leggeri significa non appesantire mente, cervello e quindi corpo con pensieri deliberatamente inutili! Troppe domande non necessariamente portano a delle risposte. Siate leggeri come una pallina da golf, che riesce anche a viaggiare a oltre 300 km/h e a coprire grandi distanze con la sua forma strategica, le sue fossette e il suo peso leggero (circa 45 gr)…
Feeling: sperimentate sensazioni positive, abbiate feeling con voi stessi e con quello che fate, dallo sport, al lavoro, alle relazioni interpersonali, vivendo pienamente il momento, accettando le mille sfumature della vostra personalità e quelle degli altri. La pallina da golf, proprio come la personalità, ha le sue “fossette”, senza le quali non potrebbe andare lontano, né volerebbe a lungo. Sono proprio tali fossette che incidono molto creando una forma e una struttura armonica, equilibrata, bilanciata che regge i colpi, la velocità, la distanza e l’impatto con l’aria …
 Per ogni punto del metodo Golf, ci sono alcuni importanti esercizi da fare (…), proprio con lo scopo di raggiungere e superare i vari step, come se fosse, appunto, una partita!
Nel golf, sovente, il giocatore può scegliere palline differenti. Metaforicamente, per ogni tipo di pallina, possiamo associare alcune caratteristiche di personalità. In quale vi ritrovate?


1. One pièce: unico blocco di gomma, ma performance bassa.
Se vi ritenete una persona “tutta di un pezzo”, o in grado di incassare sempre ogni colpo, provate a rilassarvi maggiormente e a sfatare, qualche volta, le vostre convinzioni. Occorre essere meno rigidi, poiché rischiate, alla lunga, performances scadenti.
2. Two pièce: resistente all’usura, distanza massima, anche per i giocatori meno potenti.
Se siete consapevoli di essere razionali ma anche emotivi, siete più propensi a resistere alle frustrazioni e a ricoprire grandi distanze. Attenzione però a gestire bene le energie. Ogni tanto, fate una sosta ristoratrice per ricaricarvi.
3. Three pièce: precisa, tocco morbido.
Se ammettete che la vostra personalità ha anche delle sfumature e non solo parti razionali ed emotive, potete arrivare molto lontano ma attenzione al tocco e alla precisione. Avete necessità di canalizzare bene la vostra energia e talvolta di focalizzare meglio il vostro obiettivo.
4. Four pièce: multistrato, i vari strati interagiscono garantendo la performance e l’ottimizzazione del colpo.
Se ammettete la complessità dell’individuo, nelle sue sfumature, coerenze e incoerenze, ritenendo di possedere più parti o strati che agiscono contemporaneamente, avrete una performance elevata. Prestate solo più attenzione ad ottimizzare i vostri colpi.

!!! Info dettagliate nel mio prox libro …

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Tra Psicologia e Arte

Me-Te-Ora-Senza-Fine
Me te ora senza fine

L’Arte è un’esperienza universale, accessibile e fruibile da tutti, in ogni tempo, in ogni
spazio. È il miglior mezzo di comunicazione. L’Arte veicola, inventa, crea, ricostruisce
significati e nuove realtà. Al contempo, rappresenta un bisogno, una normale necessità
dell’animo umano, una vera motivazione intrinseca.
Usando le parole di R.M.Rilke: “Lasciar compiersi ogni impressione e ogni germe di un
sentimento dentro di sé, nel buio, nell’indicibile, nell’inconscio irraggiungibile alla propria
ragione, e attendere con profonda umiltà e pazienza l’ora del parto d’una nuova
chiarezza; questo solo si chiama vivere da artista: nel comprendere come nel creare”.
Attraverso l’Arte può mutare il presente e contemporaneamente ci si può volgere al
futuro, al tempo che sarà, raggiungendo nuovi livelli di conoscenza, proprio attraverso
l’immaginazione, la fantasia, l’atto creativo. L’immaginazione diventa fondamentale
nell’arte così come nella conoscenza.
L’Arte è un processo psicologico e terapeutico complesso, poiché mescola, unisce,
sovrappone, consolida, affianca, sentimenti e aspetti consci e inconsci, razionali e
simbolici, in un serio gioco tra infantilità, adultità e genitorialità.
Il significato dell’Arte non si palesa solo attraverso la forma, il compiuto logico, ma
investe artista e fruitore con i movimenti, le direzioni dell’animo, i colori delle passioni
che sono anche ansie, paure, prospettive … L’Arte come lavoro dell’animo umano e trasformazione.

lavaggio-dei-pensieri
lavaggio dell’anima

Durante l’atto creativo spirito e corpo si uniscono in un unico processo di conoscenza e
approfondimento, attraverso un vero contatto interattivo profondo. L’artista si muove per
scuotere lo stesso animo (suo e del fruitore), accelerando un vissuto che è anche
esperienza corporea, oltre il semplice automatismo razionale e abitudinale, attingendo
soprattutto al non noto. Si va oltre la percezione ovvia. L’Arte come contatto corporeo,
viscerale, anche primordiale.
Se già Freud si chiedeva da dove avesse origine la materia dell’opera, si può proprio
riflettere sul concetto di gioco e fantasia infantile. La fantasia come sfogo di tensione, di
desideri insoddisfatti. L’artista si serve anche di ciò, di ricordi, di unioni e commistioni
originarie, biologiche, simboliche. La psiche, forse, è naturalmente propensa ad essere
impressionata e scioccata dall’esperienza artistica, proprio davanti a rappresentazioni
cromatiche. L’arte anche come sublimazione, come retorica dell’inconscio. Nell’Arte lo
stesso inconscio si manifesta, diventa ammissibile, scappa dalle briglie superegoiche.
L’Arte anche come catarsi, vera purificazione, liberazione dalle passioni e dai capricci
dell’animo umano, in un progressivo aumentare di consapevolezza. Gli affetti nell’Arte
possono trovare una scarica e preservano dalle azioni patologiche e patogene. L’Arte
come partecipazione emozionale attraverso manifestazioni passate e fantasmatiche,
attraverso la riattualizzazione di scenari, attori, spettatori e fantasmi.

Un processo che si verifica anche in trance, in stato di parziale disattivazione del
razionale e del logico. L’Arte come catarsi ma anche come trasposizione, ovvero
trasformazione dalla natura all’arte.
L’Arte appare anche come liberazione da un conflitto, un peso, un agente patogeno
ma anche come accrescimento dell’ideale dell’io, creando valore, amplificando
l’individualità e il senso dell’essere.
Le angosce della posizione depressiva e il conseguente pressante bisogno di
riparare, appaiono radici della creatività. L’artista crea, forse, una realtà parallela, una
ricreazione di un tempo integro e amato ma poi smarrito, perduto, rovinato. L’Arte
come ricostruzione interiore dunque, come mezzo per superare l’ansia e l’angoscia.
L’Arte come espressione nevrotica.
L’Arte come trasformazione, come graduale processo conoscitivo, dall’idea
all’emozione che sinergicamente formano l’ispirazione. La creazione artistica continua
però oltre l’evidente. Creazione, fruizione e ricreazione, in continui sconvolgimenti
dell’animo. L’Arte come punto di arrivo e di ripartenza.
L’opera artistica contiene anche il passato e la storia dell’autore ma la conoscenza
dello stesso non trapela solo dall’evidenza storica. L’Arte anche come grammatica
dell’animo umano, poiché forse, appare più rilevante non tanto quello che l’autore
dice ma come lo dice.

Spirito del Tempo. Acrilico su tela. 60×80.2014
Spirito del Tempo 

L’Arte è anche opera nuova di realtà, realtà nuova come opera. Lo scopo è
anche quello di dominare le cose, costruendole e annientandole
contemporaneamente. L’Arte come non copia della realtà ma come realtà
creata, come manifestazione simil psicotica.
L’essenza dell’arte forse rimarrà sempre fumosa, ingannevole, poco definita e
definibile. L’artista viene risucchiato dall’ispirazione profonda, come un
complesso autonomo, simile alla malattia. L’opera portata a termine diventa un
simbolo legato ad un archetipo, ad una mitologia inconscia le cui “immagini
primordiali sono proprietà comune dell’umanità”. L’opera d’arte prodotta non è
simbolica ma sintomatica. Si tratta di immagini mnemoniche non innate ma
ereditate. Tali rappresentazioni pongono dunque dei limiti alla presunta fantasia.
L’Arte come relazione archetipica che commuove, che trascende le esperienze
di vita e il periodo storico di riferimento, risvegliando un significato che è
patrimonio comune, collettivo, universale.

Forse, l’arte, è anche altro …

Fonte: Time Action Painting, I movimenti dell’Anima, Mirco Turco. 2015

10 motivi per aver paura dello Stress

Lo stress non è una malattia ma può causare diversi problemi psicofisici, soprattutto se intenso e prolungato nel tempo. Sottovalutare o sottostimare il nostro livello di stress può essere alquanto rischioso.
1. La ricerca scientifica sottolinea che lo stress riduce la risposta immunitaria. La tensione continua, infatti, provoca un maggior rilascio di catecolamine, ormoni che in dosi elevate, modificano la capacità di reazione degli anticorpi.

2. Le persone stressate che dimagriscono sono pochissime! Lo stress altera i processi di elaborazione dei grassi. Inoltre, si attiverebbe una particolare proteina che frena il metabolismo e implementa la fame proprio di cibi grassi.
3. Con lo stress arrivano più facilmente anche acne, orticaria, dermatiti ma anche maggior indebolimento dei capelli, debolezza delle unghie, alopecia.

4. Lo stress intenso agisce negativamente sull’ippocampo, zona del cervello deputata alla memoria a breve termine. Cominciamo, quindi, a non ricordare informazioni immagazzinate anche poco tempo prima.
5. Le pareti delle arterie e dei capillari si inspessiscono a causa dello stress e si formano con molta frequenza le placche aterosclerotiche. Livelli elevati di cortisolo, inoltre, aumentano il colesterolo.

6.7. La persona stressata è anche più esposta a disturbi respiratori e allergie, inoltre, colite, gastrite, ulcera rappresentano il risultato di uno stato infiammatorio dovuto a stress. La persona stressata mangia più in fretta e digerisce male, a causa dell’alterazione nella produzione di succhi gastrici che, in eccesso, intaccano le pareti dello stomaco. Aumenterebbero, inoltre, la motilità dell’intestino e l’accumulo di grassi epatici.

8.9. Calo della libido, alterazioni del ciclo mestruale, diminuzione della fertilità sono altre conseguenze dei livelli elevati di stress. Da annoverare anche l’aumento dei dolori alle ossa e il deterioramento delle cartilageni.
10. Se ancora non bastasse quanto elencato, per sensibilizzare tutti sul pericolo dello stress, oggi, sappiamo che livelli elevati sollecitano i neuroni e ne aumentano la reattività, logorando progressivamente i tessuti cerebrali e deteriorando le performances cognitive. Inoltre, il cortisolo in eccesso, ha un’azione distruttiva sul DNA, accorciando i cromosomi e facendo morire prima le cellule. Nello specifico, lo stress inciderebbe sui telomeri (cappucci che proteggono i cromosomi), non offrendo così un’adeguata protezione al materiale genetico. Le cellule invecchiano prima e muoiono.

L’elenco, non esaustivo,  appare comunque sufficiente per prendere coscienza della reale gravità delle conseguenze generate dallo stress. Conoscenza e prevenzione diventano tappe obbligate per tutti!
Fonte: Riza Dossier, febbraio, marzo 2017.

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